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COSA CI RESTA DEL 2020

di ANDREA ROSSI

CHIARAVALLE Di questo 2020 ci resta la scarnezza dei numeri, che rispecchiano uno dei periodi più difficili della storia contemporanea a livello planetario.

Parlando di calcio e di “cose” rossoblù, il 2020 ha prodotto solamente 13 partite ufficiali: ne abbiamo vinte 8, pareggiate 3 e perse 2.

Srotoliamo il nastro e rivediamo quest’anno breve in sintesi.

Lo iniziamo il 5 gennaio a Barbara, dove acciuffiamo per i capelli una vittoria incredibile, ribaltando il risultato nei minuti finali. Dopo un avvio in sordina, proprio all’inizio del girone di ritorno ci troviamo, per la prima volta, da soli in testa alla classifica. La domenica successiva, però, il Gabicce Gradara ci batte e mette la freccia. Tutto da rifare. Sfruttiamo al meglio il secondo turno casalingo di fila, battendo il Camerano, proprio mentre i principali rivali cadono sul più bello contro la Passatempese. Di nuovo prima, la squadra acquista compattezza e va a mille: quattro gol a Moie, altrettanti all’Urbino. Il Gabicce Gradara si stacca, solamente la Vigor Castelfidardo sembra rispondere al perentorio scatto dei rossoblù. Vinciamo anche a Passatempo e, alla settima, abbiamo la possibilità di allungo a portata di mano perché la Vigor, dopo avere inanellato una lunga serie di risultati positivi, va a perdere in casa del Moie Vallesina, cui giova il cambio di guida. Con il Valfoglia finisce invece in parità, l’allungo in realtà è “corto”, ma tanto basta per presentarci allo scontro diretto del “Gabbanelli” con 3 lunghezze di vantaggio. Sabato 22 febbraio, nel vecchio impianto di via Leoncavallo, va in scena l’ultima partita “vera” dell’anno, quella con il pubblico sugli spalti ancora ammassato e non “mascherato”. Vinciamo grazie a un guizzo di Parasecoli e voliamo a + 6. Il campionato, a sette giornate dal termine, possiamo solo perderlo. E abbiamo ancora il ritorno di Coppa a disposizione per ribaltare il 3-4 di Gabicce Mare e puntare alla finale della competizione. Invece, quel 22 febbraio segna il punto di cesura, quello del non ritorno, e il perché lo conosciamo bene tutti. Non si gioca più, andando avanti a vista, di rinvio in rinvio, fino allo stop definitivo. È la fine di maggio quando si mette la parola fine. Veniamo decretati vincitori del campionato: nessuno ha da ridire su una decisione che ci premia in quanto migliori, ma è una vittoria triste, offuscata dal silenzio, dal distanziamento fisico, dalla morte di massa che vede cadere tante, troppe persone e che colpisce anche nella nostra cittadina.

L’esultanza dei giocatori della Biagio sotto i propri tifosi alla fine del match di Castelfidardo contro la Vigor prima dell’esplosione della pandemia

Come in ogni periodo di miseria e di dolore, si trova comunque la forza di andare avanti. I colori dell’estate ravvivano le giornate e le emozioni. Si torna a parlare di calcio, ci si prepara per l’Eccellenza senza alcuna certezza organizzativa, aspettando notizie da Ancona, che a sua volta le aspetta da Roma. Si fissa per il 27 settembre la ripartenza. Finalmente arriva il protocollo, che regolamenta però le misure di sicurezza da seguire, ma che non preserva certamente dai contagi. Appare evidente che non ci siano le condizioni per riprendere, ma si fa finta che vada veramente tutto bene, alla stregua del ritornello sciocco e inutile che aveva accompagnato la prima fase della quarantena. Il campionato parte, ma è una bomba a orologeria. Le prime due giornate non fanno registrare defezioni, ma senza l’obbligo di tamponi la sicurezza va a farsi benedire. E infatti già alla terza iniziano i rinvii. Si gioca ancora per due settimane poi, paradosso dei paradossi, la quinta partita del 25 ottobre, che è per la prima volta aperta al pubblico, con un massimo di 100 spettatori ammessi, è quella che funge da funerale della stagione. Eravamo partiti bene, surclassando il Gallo e battendo l’Urbino, perdendo solo ad Ascoli e con alcune decisioni arbitrali (la rete regolare di Santoni a Grottammare, due calci di rigori apparsi solari ma non concessi contro Atletico Ascoli e Sangiustese) che, se fossero state corrette, ci avrebbe probabilmente garantito più degli effettivi 8 punti raggranellati. Anche in Coppa avevamo fatto il nostro, vincendo l’unico confronto disputato contro il Fabriano Cerreto. Cosa accadrà da qui in avanti nessuno può saperlo. Attendiamo il rinnovo delle cariche federali, attendiamo il 15 gennaio per la ripresa degli allenamenti, sempre che un altro DPCM non sposti ancora più avanti il tutto, poi qualcuno dovrà per forza prendere una decisione. Unica cosa è certa: se si riprenderà, non sarà comunque un campionato regolare, dal momento che, calendario alla mano, è impossibile completare i 29 turni (più recuperi) che ancora ci attendono. Per il calcio vero, quello con i colori, i rumori e gli odori di tribune e gradinate, l’appuntamento è invece per settembre, nella speranza che, almeno stavolta, il ritorno non sia effimero.

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