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La grande Biagio

La guerra calò come una mannaia sulla società civile italiana. A Chiaravalle cessò ogni attività sportiva e l´eccidio del 17.1.1944 (180 vittime) segnò l´acme della tragedia e il momento più drammatico della storia del nostro paese. I primi anni del secondo dopoguerra, all´insegna della ricostruzione, videro la rinascita della passione calcistica. Le prime partite si disputarono su campi di fortuna, come quello dell´aeroporto militare d´emergenza, posto nella zona di S. Andrea. Furono giocate diverse “amichevoli” contro formazioni militari di occupazione, spesso ricche di elementi di discreta levatura tecnica. Accanite sfide contro inglesi, polacchi, sudafricani, assumevano così il carattere di rivincita verso eserciti occupanti. Il periodo in questione, si ricorda come quello della “Grande Biagio”.

Questo appellativo, mutuato dal “Grande Torino” (sodalizio che contemporaneamente spadroneggiava in ambito nazionale), probabilmente per via di quel filo sottile che lega le alterne vicende della nostra squadra alla città piemontese (patria di Biagio Nazzaro), trae la sua origine dai brillanti piazzamenti che la Biagio ottenne in un quinquennio veramente ricco di soddisfazioni. La Biagio iniziò l´attività federale nel 1945, partecipando al campionato di Prima Divisione, vinto dalla Jesina (tra le cui file militava il fuoriclasse Olivieri). La Biagio ottenne comunque un lusinghiero terzo posto, a quattro lunghezze di distacco. Tra l´altro, la sfida con i “rossi” di Jesi fu giocata a Chiaravalle per due volte: la prima gara fu infatti invalidata perché l´arbitro non fu in condizioni di portarla a termine, mentre nella seconda il superiore tasso tecnico degli jesini fece la differenza e la Biagio finì sconfitta per 4-1. Nella stagione successiva, nel 1946-47, la squadra chiaravallese si rifece e dapprima ottenne la vittoria nel suo girone, precedendo formazioni di rango quali Acqualagna, Matelica e Barilatti di Ancona, quest´ultima battuta a P. Recanati per 2-0 con rete di Albo Corinaldesi (papera del portiere) e raddoppio di “Lillo” Belfiori, poi si aggiudicò il titolo regionale, superando il 9.7.1947, sul neutro di Portorecanati, la Cuprense per 1-0 (rete di Bini), pur privata dell´ausilio di Brandoni che si infortunò quasi subito e restò in campo per onor di firma dal momento che all´epoca non erano previste sostituzioni.

Dai giornali dell´epoca “Dopo fasi alterne, si giunge al 44° del I tempo quando Bini, ricevuto un allungo, supera la sua guardia del corpo e se ne va, tutto solo, verso Vagnoni (portiere cuprense) che gli esce incontro alla brava: un piccolo tocco e la palla è nel sacco. Per Carlo Bini questo è il 54° centro di questa stagione, un vero record!…Il fischio finale del bravo Missironi di Offida (arbitro) trova i rossoblù festanti in mezzo al campo per la vittoria.”

Questo successo garantì alla Biagio la promozione alla Serie C di allora, a cui la squadra dovette rinunciare probabilmente non solo a causa della mancanza del terreno di gioco (quello dell´Agenzia, che misurava m 92×48, non era omologabile), ma anche per paura che le finanze non fossero sufficienti per far fronte agli onerosi costi di gestione della categoria superiore. Sicché, nel 1947-48, la Biagio si ripresentò ai nastri di partenza della Prima Divisione, ma non riuscì a superare le qualificazioni ed entrare in finale (venne sconfitta dall´Acqualagna), nonostante gli innesti di alcuni nuovi giocatori non chiaravallesi, tra cui Cristiani, Francavilla, Giorgetti, Rocchegiani, Bevilacqua, Roscioni, Capitani e Rossi. Importanti giocatori emigrarono altrove nell´annata 1948-49 e vennero immessi in squadra nuovi elementi provenienti da altre società, i quali però non portarono l´ausilio sperato e i risultati furono inferiori alle attese. L´ultimo campionato, prima della pausa forzata, si giocò nel 1949-50. Subito dopo fu dismesso, per ragioni di servizio, il glorioso campo “Giuliani”, che tornò all´agenzia Tabacchi, alla quale serviva l´area per la costruzione dell´arena cinematografica. Priva del terreno di gioco, la squadra fu costretta alla temporanea sospensione dell´attività. Terminava così il ciclo della “Grande Biagio”.

Tratto dal libro:
BIAGIO NAZZARO CHIARAVALLE
Una squadra, una città

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